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sabato 29 settembre 2012

LAST NIGHT

LAST NIGHT
Anno: 2010
Durata: 92'
Genere: drammatico, sentimentale

Voto: 7,5


Trama:
Micheal (Sam Worthington) e Joanna (Keira Knightly) sono due trentenni che convivono in un borghese appartamento di New York; si amano, ma, dopo aver presenziato ad una festa, lei fa una dura scenata di gelosia a lui, che viene accusato di essere attratto dalla sua collega di lavoro Laura (Eva Mendes). Le acque si chetano, ma Micheal va via per una tre giorni di lavoro tra gli altri anche con Laura; Joanna intanto rincontra dopo anni Alex (Guillaume Canet), un amico ed ex fiamma. Il rapporto di coppia verrà messo in crisi da queste dinamiche.

Recensione:
Ecco come estrarre qualcosa di sorprendente, intenso, intelligente e sensibile da un plot che non prevede un grande numero di avvenimenti. La regista di origine iraniana ma residente negli Stati Uniti Massy Tadjedin, alla prima regia (dopo aver redatto la sceneggiatura di "The jacket" nel 2005), dimostra di
avere le idee molto chiare confezionando questa pellicola che aprì il festival del cinema diRoma nel 2010.
Siamo dalle parti di quel cinema che si poggia sull'eloquenza del silenzio per lanciare il messaggio; si possono ravvisare analogie con "Lost in translation" della Coppola o di quella perla meravigliosa de "La miavita senza me" di Isabel Coixet (non per nulla si parla sempre di cineaste donne). Emergono dunque retrogusti e sapori di certo cinema europeo, dove la cura maniacale dei dettagli, il movimento pallido di un soppraciglio, le posizioni posturali si fanno sostanza drammaturgica. In realtà Last night è anche alquanto verboso e si intenda ciò in senso buono. I protagonisti discutono molto e si prepari chi ancora non l'ha visto ad appuntarsi diverse perle concettuali che rimandano ai sentimenti e alla bellezza della vita. Perle davvero degne di essere ricordate e in grado di far affiorare brividi sulla pelle come solchi.
Due storie parallele dunque; da un lato Micheal e Laura alle prese con le tentazioni di una tresca durante un soggiorno di lavoro, dall'altro fra Joanna e Alex riemergono antiche piacevolezze ed affetti reciproci mai scordati da entrambi. La Tadjedin riflette sul tema del tradimento, della fragilità di alcune dinamiche amorose, della gelosia; i fatti si riducono all'osso, ma la pellicola cattura in una morsa in cui si è sospinti a trattenere il fiato per non perdere un sospiro, un gesto, anche il più minimo.
Questo è cinema che si fa vita, poco da dire; non servono grandi sovrastutture alla brava regista, solo un parco attori di buon livello, una gestione di spazi e tempi filmici adeguatissima, la scrittura di dialoghi veramente meravigliosi. Non credo che si possa tacciare il film di essere tedioso; lo stesso anzi verrà colto in tutta la sua pura profondità da un cuore sopraffino e da coloro che riescono ad emozionarsi per i piccoli-grandi momenti della vita, per le anime più cerebrali attente al dettaglio.
Intense e lodevoli le prove degli attori; fra i quattro spiccano quelle della Knightley, sbarazzina da un lato ma femmina dall'altro e di Canet, dotato di un volto molto interessante. La Mendes adeguata come femme fatale, un po' più legnoso ma efficacie Worthington.
La Tadjedin distingue in modo icastico le due vicende concedendo spazio ad entrambe; talvolta collega i pezzi della vicenda con uno strano ma indovinato montaggio a scatti. E distingue anche la fotografia, piuttosto oscura per tutto il film ma più tendente al marrone-rosso per una storia e al grigio-azzurro per l'altra. Musiche suadenti e veramente gradevoli sottolineano i toccanti momenti che lo spettatore vive, momenti profondi con attese che inducono le palpitazioni.