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giovedì 13 settembre 2012

PULSE

PULSE
Regia: Jon Sonzero 
Anno: 2006
Durata: 90'
Genere: horror, fantascienza

Voto: 3

Trama:
Un misterioso suicidio di un giovane studente di nome Josh (Johnathan Tucker) mette a repentaglio la serenità di una scuola e di un'intera comunità locale. Ma sarà stato solo un suicidio? La sua ragazza Mattie (Kristen Bell) cerca di indagare le cause di tale evento per lei traumatico; ma è solo l'inizio, poiché le morti continuano, pare, a causa di un virus informatico che si propaga tramite i computer.

Recensione:
Le premesse sembravano buone: prendi un mostro sacro del cinema horror come Wes Craven che partecipa alla stesura della sceneggiatura; aggiungi un produttore di grido come Harvey Weinstein; assolda per la sua prima regia un giovane regista con un background di video clip e video giochi. Condisci il tutto con un cast di giovani attori tra cui, ovviamente, come non inserire delle attraenti studentesse in abiti succinti. E alla fine mettici sopra a profusione una spruzzata di tecnologia, perchè fà sempre “moderno”.
Benvenuti in uno dei frangenti più detestabili del cinema americano.
Questo teen-horror in “elettrica salsa” si dipana
in modo così fiacco e carente da essere dimenticato ancor prima di averlo veduto fino alla fine. Lo script fà acqua da tutte le parti e non desta la benchè minima attenzione in quando fragile e incapace di affermare momenti salienti e di svolta per comprendere lo sviluppo della storia. Alcune scelte e soluzioni tra l'altro appaiono palesemente forzate e irreali e un senso di tedio soporifero fà capolino già dopo un quarto d'ora dall'inizio.
La tesi che il director Sonzero (per lui una manciata di video di musica tra cui Mariah Carey e vari games fra cui "Resident evil 5") sarebbe l'invadenza della tecnologia, dei pc e del digitale nelle esistenze dei giovani dell'era moderna; e il conseguente appiattimento delle personalità in virtù di un'omologazione indotta dalle macchine. In realtà l'obiettivo viene perseguito con chiavi di veduta talmente fuori dalla logica e poco stimolanti, che la pellicola rimane quello che è. Ovvero il tentativo da parte di persone che contano nel cinema di sfruttare tematiche al passo con i tempi allineandole a componenti che nel corso degli ultimi 15 anni hanno già pagato in termini di successo e vendita al botteghino. Ma è un buco nell'acqua.
“Pulse” è il remake di un film giapponese del 2001 di nome “Kairo” (circuito) e diretto da Kiyoshi Kurosawa. Quest'ultimo trasse l'opera da un libro omonimo da lui stesso scritto e divenne un fenomeno in terra nipponica agli inizi della scorsa decade.
La rivisitazione a stelle e strisce non solo non bissa minimamente in termini qualitativi il suo predecessore, ma non ne mantiene integri nemmeno i significati profondi. Kurosawa, irrorato com'è normale dalla cultura del suo Paese di residenza, rifletteva sulla morte e sul dopo la morte posizionando l'individuo ai margini della società in quando angosciosamente solo. Sonzero banalizza presupposti così interessanti preconizzando addirittura scenari apocalittici e standardizzando i suoi personaggi.
Ancora una volta scaturisce l'istanza che i film horror giapponesi siano poco esportabili in occidente; troppo pervasi da uno scheletro culturale e iconografico tutto loro, troppo imbevuti dei sapori di quel luogo, dotati di una perversione e di un'asprezza uniche e non declinabili da mani diverse.
La prova dei giovani attori non aggiunge e non toglie nulla al risultato finale, sta nella media, ma evidentemente soffre di direttive flebili, di una direzione a mano incerta e di una non verace affiliazione al progetto.
La fotografia appare molto livida, verdognola; il montaggio eredita alcune caratteristiche del lavoro quotidiano del suo regista e in alcuni punti risulta schizoide e fulminante.
Ma il terrore che si dovrebbe vivere sulla pelle rimane solo nelle intenzioni e non nella pratica.