Mi avete letto in ...

giovedì 22 novembre 2012

JOHN AND MARY

JOHN AND MARY

Regia: Peter Yates
Cast: Dustin Hoffman, Mia Farrow, Micheal Tolan, Sunny Griffin
Anno: 1969
Durata: 92'
Genere: commedia

Voto: 6,5

Trama:
John (Dustin Hoffman) e Mary (Mia Farrow) si conoscono una sera in un pub e passano la notte insieme; al risveglio l'imbarazzo è tanto, ma decidono di passare il giorno successivo in compagnia perché sentono forse di avere qualcosa che li lega. La decisione da prendere sarà quella di costruire una relazione o accontentarsi di avere goduto di una notte passionale.

Recensione:
1969: anno importante per il cinema e non solo; l'allora giovane regista Peter Yates, dopo aver diretto l'anno prima il sontuoso «Bullit», accettò di mettere in scena

la trasposizione cinematografica del libro omonimo di Mervyn Jones. L'operazione sfruttò il momento di altissima fama dei due attori protagonisti: Hoffman reduce dal successo stellare de «Il laureato», la Farrow di «Rosemary'sbaby».
John e Mary ottenne un buon incasso al botteghino e dei riconoscimenti importanti (vari premi più la nomination al miglior attore in un film commedia o musicale per Hoffman, la nomination per la miglior attrice in un film commedia o musicale per la Farrow, la nomination per la migliore sceneggiatura ai Golden globe). Resta però da chiedersi quanto abbia inciso, ragionevolmente molto, questo valore aggiunto rispetto alla vera sostanza del film.
Sì, perchè qualcosa scricchiola qui, si ha la sensazione che qualcosa manchi, che non si sia spinti troppo e il tutto rimanga più innocuo di quanto avrebbe potuto essere.
Il regista Yates riesce, e questo è un merito da attribuirgli, a delineare adeguatamente i caratteri dei due: lui ordinato, colto, ascolta musica bandistica jazz, con il frigorifero sempre pieno, un cuoco provetto e un buon organizzatore della sua vita. Lei che va dove la porta il vento, figlia di anni in cui gli ideali rappresentavano qualcosa quasi più importante della realtà per i ragazzi, inconcludente, fragile e in cerca di esperienza. L'interazione fra questi due approcci al mondo si rivela non solo ottima, ma funzionale a cementare la forza di questa unione sentimentale che convince.
Quello di cui la pellicola latita è la profondità di analisi. In questa prospettiva decisamente teatrale a asciutta quanto sarebbero stati interessanti sulla società americana, sui tempi che corrono, sui giovani alle prese con l'esistenza nelle grandi città. E qualche anelito all'anticonformismo di alcuni film coevi sempre a stelle e strisce non avrebbe guastato. La sceneggiatura invece si mantiene sul sentimento, sull'incomprensibilità (solo apparente) fra loro, senza lasciare troppo il segno nei dialoghi (elemento che, per come è concepito il film, avrebbe decisamente fatto la differenza).
John e Mary si lascia guardare, è piacevole e probabilmente si riguarda con piacere; ma è poco interessante, non stimola. Fa entrare sì in una storia, la fa assaggiare, intrattiene se vogliamo, ma non la penetra e rimane in superficie.
Chissà che cosa ne avrebbe un fine conoscitore delle dinamiche umane come Woody Allen, per di più alle prese con la «sua» Mia Farrow.
Un merito che va dato a Yates, deceduto all'inizio del 2011, è poi la capacità di regia, in quanto talune inquadrature e movimenti di macchina rimandano al talento.
E non in ultimo una prova attoriale di tutto rispetto da parte di Hoffman, il cui John è scolpito con il migliore degli scalpelli. La Farrow non demerita, ma si deve inchinare al gigante che si trova davanti.