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mercoledì 21 novembre 2012

MAMMA VESTITA DA SUORA FA SESSO CON IL FIGLIO DI 8 ANNI

Una donna siciliana, vestita da suora, ha realizzato foto e video mentre faceva sesso con il figlio di otto anni per poi diffonderli nella ragnatela commerciale della pedo-pornografia. Questa storia, unita ad altre aberranti, nell'operazione di vasta portata compiuta dalla polizia postale di Salerno, denominata «Nessun dorma», che ha smascherato una banda di pedofili informatici, i quali, partendo dalla Campania, smerciavano filmati in varie Regioni italiane.

Esiziali le sezioni di riferimento: il materiale messo a disposizione di quelli che la Procura di Salerno definisce adepti era diviso in sezioni. La soft, con immagini e filmati di bimbi nudi; la hard, con bimbi violentati; la hurt, con
violenze e torture. C'è poi la death, con files che documentano l'apparente uccisione delle piccole vittime, che gli investigatori non escludono possa essersi determinata in alcuni casi.

E agghiacciante la stratificazione organizzativa: venivano utilizzate tecnologie sofisticate di ultima generazione nell'operazione, che ha scoperto una rete con una struttura capillare e piramidale e ferree regole per diventarne componenti. Le regole di accesso erano stringenti e bisognava essere presentati da uno dei promotori che rilasciava un ticket di invito, istallare un software dedicato per l'accesso all'interno del deepweb, creare un proprio spazio web.

Dieci le ordinanze di custodia cautelare eseguite insieme a numerose perquisizioni. La portata dell'evento si evince anche dal numero di file reperiti: 5 milioni. I criminali utilizzavano il «deepweb» grazie all'anonimato garantito da questa sottorete internet. Di varia estrazione i contenuti dei filmati: si va dal sesso con bambini fino a sfociare nell'infantofilia con numerosi neonati sottoposti a violenza e torture. Gli investigatori non escludono che in alcuni casi possano aver portato anche alla morte di piccole vittime. A quanto pare il tutto è partito dalla denuncia di una giovane salernitana, che, intenta a scaricare canzoni di Edith Piaf da emule, si è trovata dinanzi la vergognosa realtà. Delle dieci misure cautelari eseguite, due sono in carcere per persone residenti in Lombardia e in Umbria; sei ai domiciliari (in Lazio, Piemonte, Veneto e Campania), e due per obbligo di dimora (Liguria).

Fonti: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
       www.globalist.it