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venerdì 2 novembre 2012

QUATTRO MINUTI

QUATTRO MINUTI

Regia: Chris Kaus
Anno: 2006
Durata: 112'
Genere: drammatico

Voto: 8,5

Trama:
Jenny von Loeben (Hannah Herzsrpung), poco più di vent'anni e con sulla coscienza un omicidio, sconta la pena al penitenziario femminile di Luckau; Traude Krüger (Monica Bleitbtreu) ha quasi ottant'anni e insegna pianoforte a uno sparuto gruppo di carcerate. Il corso rischia di chiudere i battenti, ma l'interessamento di una delle guardie, Mütze (Sven Pippig) lo fa continuare. Le due donne cominciano a vedersi e si confrontano sullo studio del pianoforte tra le mille difficoltà interne a un carcere e una differente visione del mondo e della musica.

Recensione:
Quattro minuti lunghi una vita.
Due attrici magnifiche, una storia interessantissima, una narrazione palpitante, momenti pesanti come
un macigno, un ampio ventaglio di stimoli a riflettere.
Non ne sbaglia una il regista tedesco Chris Kaus nel delineare questa vicenda di dolore, riscatto, empatia fra le persone. Chiusa nelle anguste e tetre quattro mura di un carcere femminile, si apre al mondo irradiando una luce cristallina e parlando al cuore con un linguaggio che, non accessibile a tutti, rimanda alla potenza percepita sotto varie forme.
Il duo di performer protagoniste si impone come fusione perfetta a dispetto dell'enorme diversità: rigida, anziana e algida Traude; ribelle, giovane e un fiume in piena Jenny. Figlie di una storia così differente ma in fondo così unite in un passato avaro di soddisfazioni per entrambe. La sceneggiatura incede in modo prodigioso e fa scoprire velo per velo il passato di entrambe, che le ha portate a quello che sono oggi. E così ciascuna di esse scopre di ritrovare nelle pieghe più recondite dell'altra delle parti di sé fino al meraviglioso finale che non di dimentica più per giorni e giorni.
Sia la Bleitbtreu (notissima in patria) che la Herzsprung (figlia d'arte) offrono interpretazioni di rara bellezza rendendo la specificità di due donne prese a calci dalla vita ma che hanno ancora qualcosa da dire e da dare.
E, magia delle magie, il resto del cast non viene oscurato dalla lucentezza del loro impatto, ma i vari personaggi di contorno dicono la loro da un punto di vista drammaturgico. La guardia Mütze appare in tutta la sua complessità di uomo semplice e con poche pretese dalla vita, ma affascinato dalla musica e dalle personalità più forti della sua; il direttore Meyerbeer (Stefan Kurt) applica il rigido protocollo ma si sente di investire sul talento della giovane pianista per un tornaconto di immagine. L'altra guardia Kowalski (Richy Muller) si tira la zappa sui piedi nonostante millanti un'attenzione indomita al cinismo esistenziale; e che dire del padre di Jenny, Gerard von Loeben (Vadim Glowna), che si vergogna del suo passato da aguzzino e forse cerca una redenzione.
E in questo mosaico ricchissimo di caratteri si istallano i valori di riferimento: il perseguire un riscatto nella vita, il valore della spinta educativa in un luogo di contenzione per antonomasia, il diverso che mette in discussione i propri parametri, il passato che non ci dà tregua e determina il presente.
E poi due sopraffini protagonisti aggiunti: la tetraggine del carcere come sfondo e motore al contempo degli eventi e soprattutto la musica. Quest'ultima tesse il cammino comune fra la burrascosa giovinezza di Jenny e l'anzianità solo apparentemente placida di Traude. Su questa distesa infinita di tasti bianchi e neri corre un percorso che le porterà lontano e che mai si sarebbero aspettate nel primo fallimentare incontro. E allora il pianoforte è come se si facesse metafora della vita: quei tasti regalano una possibilità armonica vastissima, così come i giorni che ci sono dati da vivere e con essi le emozioni che proviamo.
Quando una pellicola tocca con tale intelligenza e profondità una tale messe di argomenti esaudendoli tutti con questa raffinata ferocia non si può che inchinarsi. Anche perchè il pericolo di intraprendere una deriva moralistica e facilona c'era, ma il regista aggira l'ostacolo con coraggio e padronanza.
«Quattro minuti» ha fatto incetta di una grande quantità di premi; la colonna sonora è di Annette Focks, la scelta musicale alterna brani di musica classica, musica pop e pezzi inediti.