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giovedì 31 gennaio 2013

LA POETESSA VERA BONACCINI: INTERVISTA

La poesia: una forma espressiva non alla portata di tutti? Un universo avulso dalla realtà e appannaggio di pochi unti dallo spirito santo in grado di vedere al di là del cielo? Niente affatto secondo Vera Boncaccini, o Vera libertà, come ama definirsi. Spirito libero e sbarazzino, ha pubblicato finora due libri ed è fautrice di una visione tutta sua di arte e affini. Riportiamo dunque l'arte sulla terra, arte è vita e la vita è quaggiù e non «là dove osano le aquile».



Quanti e quali libri finora hai pubblicato?

«Le stelle sono andate tutte alcinema» e da poco «Biologica al 97%»; sono due raccolte di poesie, il primo in libro cartaceo, il secondo in ebook. C'è poi una poesia in un'antologia di Aletti editore. Il primo è stato sicuramente il libro più "pensato", raccoglie buona parte dei componimenti che ho scritto negli ultimi anni. I contenuti sono quelli che sento miei: la libertà, il filtrare quello che succede intorno a me nel senso più personale, delusioni, gioie, scelte, il G8 di Genova, il precariato. Tutto quello che si vede e si sente, le azioni generano poesia, che difficilmente è pura astrazione. A volte per quanto mi riguarda è un'autentica «vomitata», esce di getto, in modo incontenibile e non c'è nulla di poetico in questa immagine. Per «Biologica» gli scritti sono molto più variegati, li ho definiti «lomografici»: la lomografia è un tipo di fotografia non ragionata in cui inquadri a caso, scatti e vedi cosa esce. Poesie polaroid dunque, scattate dai miei sensi senza pensarci troppo.



Un'immagine per delineare la differenza dei due libri?

«Le stelle sono andate tutte al cinema» una presa di coscienza, «biologica al 97%» una passeggiata nel parco la domenica.



Si direbbe che il versante poetico di cui ti occupi rimandi alla precisa realtà. Sono nel giusto?

Credo che il poeta, nonostante l'immagine idealizzata che se ne ha in genere (il tizio con la testa tra le nuvole che cammina perso in se stesso pensando a versi, rime e tutto il resto...) sia invece una figura estremamente concreta legata a un tempo e ad uno spazio precisi. Cosa sono in fondo i poeti se non cronisti che usano un linguaggio differente da quello giornalistico. Izet Sarajlić era un poeta bosniaco, purtroppo quasi del tutto sconosciuto in Italia, che che si è fatto tutta la guerra a Sarajevo e ha scritto poesie che sono delle vere e proprie cronache. Lo consiglio caldamente.



Che cosa pensi che i poeti in Italia oggi possano fare per far rivalutare il loro ambito?

Tanti per prima cosa dovrebbero essere un po' più umili; purtroppo molti tendono a montarsi troppo la testa. Il modo migliore per ridare credibilità al settore è quello di smitizzarlo, ma nel nostro Paese c'è da sempre la tendenza a mitizzare l'Artista con A maiuscola. Si considera dunque l'arte come qualcosa di specifico per intenditori. Invece nella poesia ci sono realtà molto belle e innovative tipo il MeP (Movimento per l'emancipazione della poesia) a Firenze i cui componenti attaccano sui muri della città componimenti. I «Voici la bombe» fanno invece fogli in A4 ripiegati disponibili online che ognuno può stampare e poi lasciare in giro dentro ad altri libri nelle librerie, sui treni, per la strada. Non ti sembra democratico tutto questo? A me sì e mi piace tantissimo. Nel ho fatto uno anch'io di «bombe» disegno compreso (http://voicilabombe.wordpress.com/2010/03/02/veraliberta-critical-mass/). 


Una poesia sempre più a misura d'uomo e meno legarta allo stereotipo del poeta che, toccato dalla scienza infusa, parla di argomenti astrusi e noiosi?

Sì, grazie a Dio il Poeta va a scomparire e tornano i poeti; ormai l'arte vera è street art. A Milano alcuni miei amici hanno messo su un gruppo che si chiama «Eveline poesia» e organizzano una volta al mese delle letture a microfono aperto a chiunque.


Torniamo a te: il processo di composizione come avviene? Componi ovunque o hai necessità di un setting tutto personale?

Scrivo assolutamente ovunque ogni volta che ne sento il bisogno, quando si tratta di poesie; per la prosa ho bisogno di più pace. Ovunque nel senso di casa, mare, autobus, treno, su pc, a mano, sui muri.


Sui muri? Davvero? Spiega spiega...

Sarebbe illegale ma secondo me i muri andrebbero scritti tutti, con cose intelligenti ovviamente. Come si dice? «Muro pulito, popolo muto». Per esempio trovo fantastica Melina Riccio (http://melinariccio.jimdo.com/biografia/). Dalle mie parti ci sono un casino di frasi sue su cassonetti, muri, fermate dell'autobus... E' una grande!


Che effetto ti fa rileggerti? Ri-recitare nella tua testa le tue poesie una volta pubblicate.

Odio leggerle ad alta voce e ho un rapporto strano dopo la pubblicazione: alcune mi piacciono molto, in altre non mi riconosco più un po' perché è passato del tempo, un po' perché nella mia vita sono cambiati alcuni aspetti. Ad esempio la poesia che dà il titolo al primo libro quando l'ho scritta la sentivo molto, era una specie di addio ad alcune persone. Ora la sento di meno, le sono affezionata comunque, ma le emozioni sono meno forti di prima.


Ritieni che la poesia, un po' come cinema, musica o altre forme d'arte, possa oggi come oggi scuotere le coscienze in fatto di politica?

Assolutamente sì: i poeti sono dei rivoluzionari, sta nella loro indole, è difficile che ne esistano «di regime». Si è poeti anche se non si è mai scritta una sola poesia: si tratta di un'attitudine. Hai mai sentito parlare di Antanas Mockus? Sindaco di Bogotà per due mandati, candidato alle presidenziali, so chi è perché un mio grande amico, Sandro Bozzolo, lo ha conosciuto in Colombia e ha scritto un libro su di lui, "Un sindaco fuori dal comune". Bene, Mockus, per ovviare alle infrazioni del codice della strada, ha sostituito i vigili urbani con clown e artisti di strada che prendevano in giro gli automobilisti indisciplinati. Tutto ciò è fantastico: ha usato la creatività per contrabattere a un problema, senza essere tirannico, con il sorriso sulle labbra ma con efficacia. Ha cambiato anzi la Colombia con la creatività.


La creatività, aspetto connesso al mondo infantile ma precondizione di qualunque successo, come stimolo e strategia di mutamento?

Forse i poeti sono solo persone che sentono le cose invece di vederle; forse sentiamo con il cervello dentro la pancia, siamo dei mutanti.