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domenica 13 gennaio 2013

SMETTERE DI FUMARE CON IL METODO RE.S.A.P.: INTERVISTA ALL'AUTORE

Dire stop al fumo? Non solo possibile, addirittura facile.
E piacevole.
Lo formalizza l'accattivante metodo elaborato da Francesco Varricchio nel libro «Smettere di fumare con il metodo Re.S.A.P.», edizioni «Il punto di incontro». L'autore esorta e insegna a reinterpretare la concezione interiore della sigaretta fino ad arrivare alla consapevole inclinazione a desiderare di liberarsi da questo vizio. Non si tratta dunque di sfuggire da una dipendenza, ma, intravedendo i lati positivi di un rinnovato benessere psico-fisico, sentire il proprio organismo liberarsi dalla nicotina e dalle altre sostanze tossiche contenute in quel maledetto cilindretto.
Varricchio, riprendendo alcune teorie psicologiche, avvolge il lettore in una nuova mentalità, sospingendolo in modo puntuale e avvincente ad uno scatto culturale. A fine lettura, qualora la stessa
sia stata svolta con profondità e apertura, si avverte dentro una rivoluzione copernicana che realmente apre le porte al cambiamento. Una mutazione di prospettiva definitiva, gioiosa, che si ha voglia palpitante di gridare al mondo. Sigaretta non più dunque vista come un piacere la cui rinuncia ingera dolore, ma come pratica inutile, dannosa, schiavizzante e costosa in termini monetari e di salute. Lo scrittore propone anche tutta una serie di esercizi propedeutici, delle visualizzazioni fondamentali per assaggiare e vivere sensazione utili al conseguimento di una nuova identità, una forma mentale rinnovata che pone il soggetto orgoglioso di aver raggiunto la purificazione.

Per inciso il metodo funziona: il sottoscritto si è sottoposto con entusiasmo alla lettura di questo che più che un libro è un'esperienza di vita. Pagina dopo pagina la consapevolezza del proprio nuovo abito mentale di «non fumatore» ti si cuce addosso.

Oggi posso dirlo a testa alta: «Respiro solo aria pura».

«Un libro del genere non si può scrivere da soli – racconta Varricchio - mi sono rifatto sia ad autori che hanno parlato di lotta al tabagismo che alla PNL, programmazione neuro-linguistica. Ho letto decine di libri sull'argomento e, compendiando quelle suggestioni, ho infine cercato di dare luogo a un mio metodo. Ho fumato 35 sigarette al giorno per 15 anni, poi, all'età di 30, ho deciso di dire basta applicando la psicologia del cambiamento su me stesso».

   Vari gli autori cui si è rifatto: 
«Allen Car ad esempio, che insegna un nuovo modo di vivere la sigaretta portando avanti il pensiero sul benessere futuro in caso di liberazione. Ma anche Anthony Robbins, uno dei fondatori della stessa PNL Richard Brendler e in Italia Roberto Re». 

   Varricchio, originario di Benevento, vive e lavora oggi nel campo dell'informatica-programmazione web in Umbria. Il suo è un punto di vista davvero innovativo e contrario ai preconcetti legati alla difficoltà di smettere di fumare: 
«E' facile! Basta volerlo veramente. Non facciamoci fregare da chi alimenta il gusto di fumare collegandolo alla sensazione gradevole; in fondo tutti ci ricordiamo il disgusto di respirare fumo nei primi tentativi con la sigaretta in bocca. Può mai dare piacere quella schifezza? Allora meglio sapere che abituiamo l'organismo a sostanze tossiche illudendoci di provare piacere. Nei film ci sono messaggi che entrano nell'immaginario collettivo, così diamo un potere grande alla sigaretta e di qui la presunta complicazione nello smettere».

   Ma come è nata questa avventura del libro?
«E' uscito nel luglio 2012; quando smisi, avevo la voglia di condividere quella gioia con la gente. Avevo scritto qualcosa che andasse su un sito web che era molto visitato e molti lettori mi scrissero di iniziare un vero libro. Il portale era www.smetto-di-fumare.it e dal 2009 mi sono confrontato con la gente comune tramite un forum; grazie anche a tutte le segnalazioni ricevute, ho elaborato la mia metodologia e mi sono posto all'editore forte di una grande partecipazione e consenso web a mio beneficio. Oggi potete trovarmi anche su www.metodoresap.it».

   Varricchio riceve diverse mail al giorno e le persone possono contattarlo, appoggiarlo o anche raccontare la loro esperienza su detto sito nel forum o anche sul gruppo facebook «Metodo Re.S.A.P. per smettere di fumare». Si è pertanto creata una community parecchio vogliosa di confronto collettivo:
«E' qualcosa di molto gratificante; di certo io ho lavorato alla diffusione del metodo con strategie di marketing approfittando delle mie conoscenze informatiche, ma la gente, quella vera, ha fatto il resto». 

   Come ti poni davanti a uno scettico, e pensa quanti ce ne sono, che non crede al fatto che smettere è semplice: 
«Il trucco sta nel capire che è un cambiamento profondo, non serve costringersi a non fare qualcosa; l'identità è il cambio di prospettiva totale, una variazione interiore che non ci fa vivere l'uscire da un'abitudine come doloroso. Modifichiamo così l'identità senza guardarmi indietro, perché l'obiettivo che abbiamo davanti è gratificante».

   Un libro potente, rassicurante, duro perché esigente, ma che tuela con partecipata pazienza il lettore. E, elemento particolarmente marcato e palese, alquanto semplice e scorrevole ma mai pedestre: 
«L'ho scritto di getto, è nato con spontaneità, come se avessi avuto davanti la persona come un amico. Credo che arrivi a tutti, non come certi manuali di psicologia che sembrano e sono mattoni. Al contempo, creando empatia con chi legge, pone però l'altro in modo responsabilizzato, chiamandolo in causa a guardarsi dentro nella pratica e cambiare».
  
   Ecco dunque i numerosi esercizi di visualizzazione in cui Varricchio chiede non solo di scrivere dati e domande potenzianti verso l'obiettivo, ma anche di chiudere gli occhi e immaginare le sensazioni e i connotati di situazioni del proprio passato e del futuro.
«Può capitare che alcuni siano più facili e altri difficili, questo è diverso a seconda di chi vi si avventura. Ad esempio alcuni sentono molto la voce interiore e vedono poco, altri addirittura pensano solo per sensazioni. Io ho cercato di generalizzare la tecnica, ognuno poi deve trovare la sua strada. E guai se fosse tutto univoco!».

   Interessante e tutelante il fatto da te propugnato a più riprese che i sintomi fisici dello smettere sono un «lieve prurito» che si estingue in massimo 20 giorni. Poi la dipendenza può essere solo psicologica, ma tu prometti che, seguendo alla lettera il metodo e desiderando realmente smettere, il pericolo di ricadute è basso se non impossibile: 
«Il difficile è superare quel muro di convenzioni: se togliamo quei piccoli disagi dei primi giorni, per il resto è solo benessere assoluto. Le prime due settimane possono essere un po' difficili, ma assicuro che si tratta di un tenute disorientamento legato al fatto che la nicotina abbandona l'organismo. Poi viene fuori davvero il desiderio della persona: se sei davvero cambiato, se davvero hai una nuova identità come il metodo ti insegna, non riprendi più perché la sigaretta ti fa schifo».

   Tempo fa ho accompagnato un amico in un'Asl per smettere di fumare; il medico, molto preparato da un punto di vista professionale e squisito sotto il profilo umano, ha proposto una metodologia per certi versi simile a quella di Varricchio, ma differente per altre. Segnatamente nella possibilità di assumere farmaci nei primi tempi dall'ultima sigaretta o surrogati come cerotti alla nicotina e simili.
«Premetto che non sono un medico e non posso dare valore accademico alle mie asserzioni; ma, in base a quello che ho studiato e all'esperienza che hanno riportato coloro che mi hanno seguito, posso dire che senza farmaci lo stato di cose bonificato sia più duraturo. A volte diamo ai medici le credenziali in quanto hanno un'autorità a priori della quale ci fidiamo».

   Anche perché, soprattutto nei casi in cui un soggetto è in grado, dopo la lettura del libro o anche in modo autonomo, di buttare via il pacchetto di bionde, un percorso medico e psicologico legato al rigido protocollo può mettere in crisi delle convinzioni giuste e personali. Questo è capitato a me:
«Sì e può avere ripercussioni sulla nostra tenuta nella decisione dello smettere; ovvio che dipende da caso a caso e, ripeto, un medico di un Asl fa il suo lavoro secondo le regole generali e va benissimo così. Ma se uno, come nel tuo caso, ce l'ha fatta senza particolari patimenti d'animo, può anche prescindere dall'intervento terapeutico. Non occorre farsi mettere l'etichetta di malato, ma arrivare a un nuovo modo di percepirsi. Se smetto di fumare solo con l'aiuto esterno di un farmaco, mi sento come qualcuno che è arrivato all'obiettivo grazie a un aiuto esterno. Rischio così diventarne dipendente, non vi è vero cambiamento, rinnovamento; occorre non conservare la voglia di fumare!».

Personalmente ringrazio Francesco di «essere entrato nella mia vita» con un libro tanto illuminante, che ha saputo avventurarsi dentro me in punta di piedi, scavare nelle mie convinzioni con indulgente schiettezza e avere cambiato veramente il mio specchio interiore circa il fumo.

Ripeterò infine la frase potenziante che mi ha accompagnato per tanti giorni: «Come posso fare perché nei miei polmoni entri solo aria pura? E come riuscirci con gioia e serenità?».