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domenica 21 aprile 2013

MICHELE PLACIDO CONFERENZA STAMPA BA FILM FESTIVAL

Michele Placido in conferenza stampa con il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli
Michele Placido ha un volto di tale caratura che, se non avesse fatto l'attore, avrebbe potuto sfruttarlo in altri settori con la stessa credibilità, la stessa veemenza, lo stesso smalto. Lo sciorina uscendo dall'ascensore di un hotel quattro stelle per abbracciare le domande dei giornalisti in occasione del Busto Arsizio film festival. Si dona subito ai flash dei fotografi con
quel sorriso beffardo in bilico fra alterigia e umanità, acume e disponibilità. Elegante ma non troppo, Placido scende sì con un'ora di ritardo, ma ripaga ampiamente la pazienza dei cronisti con risposte mai manierate, anzi coraggiose e imbevute di passione e lucidità. Prima però una doverosa intervista a porte chiuse con la Rai lo intrattiene; pochi minuti e fa il suo ingresso fra gli applausi dei presenti in conferenza stampa. Intorno a lui il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli e alcuni dirigenti di questo festival che sabato 20 aprile ha trovato la sua giornata conclusiva. Festival informale e «piccolo», dall'ormai consolidata e rispettata tradizione, che consente uno stretto contatto con gli ospiti e un'amore per il cinema che emerge in ogni momento. Placido al BA ha avuto fortuna: la pellicola da lui prodotta «Itaker –vietato agli italiani» e da lui interpretata (non come attore protagonista) ha vinto aggiudicandosi quattro premi (con la regia di Toni Trupia). Al di là della qualità intrinseca, un film importante, forse anche necessario di questi tempi, un film che parla di immigrazione e che soprattutto parla allo spettatore. Questo l'intento costante di Placido: fare film per la gente, in cui la gente possa riconoscere la propria realtà e riconoscere il loro ruolo sociale in essa. Si è parlato di questa produzione ma anche di molto altro, di argomenti ad ampio raggio sulle difficoltà dei giovani autori ad emergere, sulle differenze sesquipedali anche solo con la vicina Francia, su quante belle energie talentuose vengano disperse per una gestione artistico-economica del cinema nel nostro Paese a dir poco miope e pusillanime.
Il regista vede comunque all'orizzonte un cambiamento: «Sta cominciando – ha sottolineato – un'era nuova, c'è un mutamento da un punto di vista produttivo; tra l'altro le tecnologie oggi offrono la possibilità di fare film a costo molto basso».
E ha ricordato l'etimo latino del vocabolo ignoranza contestualizzandolo nella possibilità di vendere il proprio lavoro: «E' un vostro diritto produrre cinema; se a Busto Arsizio c'è un centro culturale o una buona sceneggiatura, avete la facoltà di ottenere un finanziamento pubblico. Questo forse non lo si sa o si fa finta di non sapere, ma lo Stato ha fatto una legge in proposito! Ma siamo un Paese arretrato nell'informazione».
Istituisce poi un parallelismo storico per guardare con ottimismo il futuro e spronare i giovani: «Pensiamoci bene: è proprio quando il nostro Paese visse il periodo più buio della sua storia, la guerra, che emersero i più grandi capolavori come 'Roma città aperta'. Quindi non lasciamoci abbattere adesso, non prendiamo a pretesto la crisi per giustificare i nostri fallimenti, ma rimbocchiamoci le maniche! Dovremmo trovare dei giovani nuovi produttori appassionati di cinema che abbiano voglia di investire e invertire la rotta indecente che si è presa in Italia con i film».
Interessanti poi i retroscena per il suo prossimo film, la cui genesi riserverà delle ghiotte sorprese: «Sono venuto a sapere di una pièce teatrale scritta da un giovanissimo attore: una famiglia discute intorno a un tavolo, ma il figlio annuncia che si vuole suicidare e si vedono queste persone di notte che cercano di dissuaderlo. Ho proposto questa storia alla Rai e mi hanno risposto picche per la drammaticità del tema. Allora sapete che ho fatto? Tornai a vedere una seconda volta a teatro lo spettacolo e mi decisi di contattare i ragazzi; farò il nuovo film dal titolo 'Prima di andar via' riprendendo direttamente il loro show. E potrò farlo anche grazie alla tecnologia e alla creatività di un'idea. Mi costerà pochissimo e sono certo verrà fuori qualcosa di particolare. Anche perché si può emozionare anche facendo parlare gente intorno a un tavolo».
Chiaro e favorevole il suo punto di vista sulla televisione: «Negli ultimi anni al cinema non sono stati dati più soldi per occuparsi di argomenti di denuncia, inchiesta, stragismo, mafia. Di film se ne sono fatti, ma sono rimasti un po' nell'ombra. In televisione no, si è continuato e allora è proprio lì che si potrebbe creare la fucina dei giovani registi. Ad esempio 'La piovra' è stata diretta da grandi registi di cinema pur essendo una serie televisiva».
Ma come ha visto Placido il biennio 2012-2013? «Ha sofferto il cinema autoriale come Bellocchio e Bertolucci; e poi hanno sofferto i giovani. Ad esempio «Itaker» è Rai cinema ma non ha distribuzione Rai, questo è assurdo! Come è assurdo che in Italia non ci sia mai stato un ministro della cultura competente e appassionato di cinema o che abbia dimostrato di essere felice di rivestire quel ruolo ministeriale».
Placido crede molto nella validità di «Itaker»: «Nel mio paese in Puglia da 12.000 passammo in pochi anni a 5.000 abitanti; in tanti andarono al nord in cerca di fortuna. Ma se non ci fosse stata quella massiccia emigrazione, non si sarebbe creato quel polo industriale Torino/Milano/Genova. Il film l'ho pensato per far riflettere su questo; e l'ho affidato a un ragazza che ha tutta la mia fiducia e che è stato determinante già per altri miei lavori del passato, Toni Trupia».