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lunedì 4 novembre 2013

SEMPRE MENO PERSONE AI FUNERALI

«La presenza di persone nei cimiteri va diradandosi. Questo è un segno di quella strategia culturale di
allontanamento dalla morte dei nostri giorni. Anche i bambini e i ragazzi ne sono tenuti lontani. Le uniche morti di cui si parla sono quelle riportate dalle cronache dei media». Così il vescovo Giuseppe Zenti ha sottolineato il rapporto che l'uomo contemporaneo ha con la morte, nella giornata dedicata tradizionalmente alla visita dei propri defunti, in occasione della rituale processione al cimitero monumentale. E non è mancato uno strale alla «festa pagana», Halloween, quella sì molto gettonata, certo molto di più di
una sobria visita al camposanto a depositare un fiore sulla tomba di un congiunto. «Una triste e assurda usurpazione della festa cristiana», ha detto monsignor Zenti riferendosi alla «carnevalata dell'orrido e del mostruoso» che ormai domina le festività del periodo di ognissanti, la festa diventata un «santuario del paganesimo, che crea una cultura della parodia della morte di cui si fanno partecipi i bambini». Così la morte, che per il cristianesimo è il passaggio a una nuova vita, oltre il limite del corpo, un entrare nella dimensione del divino, un momento fondamentale per la vita del cristiano che ne è consapevole in tutto il suo percorso terreno con un sentimento che non è di paura ma di fiducia nel messaggio evangelico della resurrezione, diventa «un gioco, una sagra che autorizza ogni tipo di trasgressione, che si propone come alienazione». Una visione della morte che stride con quella del cristianesimo, la quale soprattutto nella ricorrenza di Ognissanti e della commemorazione dei defunti, «diventa esortazione a trascorrere una vita buona nel segno del Vangelo, senza rincorrere l'accumulo di beni materiali, rifuggendo l'egoismo e la sopraffazione. «Siamo qui a cercare luce», ha ribadito il vescovo. «Non tutto finisce in una bara. Viviamo per andare verso un fine, verso il compimento della vita che è in Dio. E Gesù è il principio del vivere. Per lui è valsa la pena di essere venuti al mondo, in qualsiasi condizione. L'insegnamento è questo. ripartiamo dalle tombe con la voglia di vivere come ci ha indicato Gesù». Insieme al vescovo e ai sacerdoti che hanno fatto il giro del cimitero c'era un nutrito seguito di persone, tra cui molti religiosi e suore. Al corteo si sono poi uniti coloro che sie rano recati al Monumentale per deporre un mazzo di fiori sulle tombe dei propri cari. Come vuole la tradizione, molte sepolture nei giorni scorsi sono state ripulite e sono stati deposti mazzi di fiori freschi e accesi lumini. All'Ingenio Claris sono stati sistemati fiori davanti alle tombe dei veronesi illustri, come Emilio Salgari e Berto Barbarani. Fiori anche sulle tombe dei bambini e sul monumento dedicato a quelli mai nati, così come sulle tombe di coloro appartenenti ad altre professioni religiose. Una ricorrenza che, al di là di ciò in cui una persona crede o non crede, ha fatto capire il vescovo, serve sempre a fermarsi a riflettere sul valore della vita e del suo limite, uguale per tutti. Forse, se si pensasse un po' di più alla morte, si farebbe più attenzione alla vita quotidiana, al suo valore, all'importanza dei rapporti tra le persone, alla bellezza del Creato. E forse non si correrebbe tanto ad inseguire beni inutili che comunque un giorno o l'altro lasceremo per sempre.

Fonte: www.noncipossocredere.com