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domenica 8 dicembre 2013

TANGO

TANGO

Regia: Patrice Leconte
Cast: Thierry Lhermitte, Richard Bohrginger, Philippe Noiret, Carol Bouquet, Miou-Miou, Jean Rochefort
Anno: 1993
Genere: commedia nera
Durata: 90'

Voto: 7,5

Trama:
Paul (Thierry Lhermitte) è un marito traditore seriale; all'ennesima occasione viene lasciato dalla moglie Marie (Miou-Miou). Per «fortuna» gli corre in aiuto lo zio François, che ingaggia con lui uno scapestrato piano di vendetta per ucciderla; a dar man forte i due
anche Vincent (Richard Bohringer).

Recensione:
Eclettismo è ancora una volta un vocabolo per ben inquadrare la poetica di Patrice Leconte, il quale, nella sua decennale carriera, è passato da vari registri con ammirevole disinvoltura. Non solo: all'interno della stessa opera alterna sapori assai differenti e li fonde a dovere.
In «Tango» è la commedia nera a farla da padrone; minuto dopo minuto lo spettatore tra una risata e l'altra non sa davvero se avere pietà dei tre disgraziati protagonisti, ammirare la loro dedizione o odiarli a morte. Leconte maneggia vari sentimenti fluttuanti, lo fa con il piglio dei forti e sembra divertirsi più di tutti dalla cabina di regia a rappresentare la meschinità dei suoi «colleghi» uomini che abitano questo pazzo mondo.
Questo regista fa voli pindarici che sorprendono: i momenti che delinea non sono mai puri, ma ha l'ardire di colorare con una scoreggia un istante di apparente poesia ad esempio. Colorare o sporcare? Chi ha il giusto metro per giudicare una situazione o una persona? E soprattutto chi è così in alto da essere autorizzato a giudicare?
Il retrogusto di «Tango» va ricercato in una pellicola come «Fratello dove sei?» dei fratelli Coen, anche se, va detto, Leconte non può aver certo avervi preso ispirazione poiché quest'ultimo esempio di cinema uscì sette anni dopo il suo. Le opere condividono il senso di divertimento generale che esprimono, l'acre cinismo che vi impera, l'essere on the road perseguendo un funambolico progetto.
Bravi, molto bravi i tre attori che si imbarcano nell'avventura: un sempiterno Noiret, giudice con idee reazionarie e anticonformiste nella sua categoria professionale, misogino, gaudente edonista in cerca di piaceri esistenziali. Lhermitte, il quale gravita fra il senso di colpa dell'uccidere la moglie e le spinte che gli fa il folle zio per portare a casa il risultato. E il divertente Bohringer, l'esterno della famiglia, che negli anni precedenti si era macchiato di un crimine simile e non vede l'ora di tagliare la corda.
Svariate, tante situazioni muovono risate grasse; Leconte preme l'acceleratore sul grottesco, sfalsando i piani delle realtà senza farne nessuna egemone (si veda il bel finale). C'è anima nel suo film: nulla appare di plastica, tutto è genuino, scorrevole e lo spettatore, anche quando i parametri del reale sembrano troppo forzati, è come se vi intravedesse una paradossale ed eccentrica razionalità.
Nel cast figura anche una bellissima e conturbante Carole Bouquet, attrice di grido che in pochi minuti è capace di forgiare un personaggio degno di menzione. Legata alla storia malata che la riguarda anche l'attore feticcio di Leconte, quel Jean Rochefort che ha preso parte a numerosi suoi progetti.
E ancora una volta la musica, degna protagonista aggiunta del suo cinema. Il «tango» qui non corrisponde a cinque lettere che animano il titolo, ma a una metafora di vita. O meglio: quando della vita non stai capendo nulla, balla, sei in gioco, muoviti.
Tra farsa, uxoricidio e maschilismo si muovono i destini di questi tre pezzenti che hanno contribuito alla qualità del film di uno dei registi più sottovalutati: Patrice Leconte.