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domenica 6 aprile 2014

MARCO GIALLINI: INCONTRO CON IL PUBBLICO AL BAFF

Il sottoscritto e Marco Gallini
Correva chissà quale anno del mio percorso di vita e incocciai "L'odore della notte", un film il cui dvd lo comprai in edicola. Rapito dalla presenza di Valerio Mastandrea, della cui verace caratura artistica sono perenne sponsor, vidi qualcosa che mi rimase conficcato nel cervello e nel cuore. Mi affezionai al regista Claudio Caligari (di cui poi vidi anche il primo e meraviglioso "Amore tossico", che inervistai due volte, e divenni nel tempo amico dell'attore Emanuel Bevilacqua) e ho riveduto il tutto per diverse volte imparandolo
praticamente a memoria. Ebbene negli extra Mastandrea diceva che a suo parere l'altro protagonista della storia, Marco Giallini, sarebbe diventato un grande attore. Lì per lì rimasi sulle mie giacché, pur avendo apprezzato grandemente la prova di questo attore, ritenevo il parere di Valerio una mera gentilezza. Per fortuna mi sbagliavo e nel tempo tutti noi abbiamo visto la carriera di Giallini crescere, le sue partecipazioni ai film farsi "di peso", la sua bravura aumentare sempre di più. Negli ultimi anni, grazie soprattuttto alla parteciazione nel ruolo del Teribbile nella fortunata (e stupenda) serie tv "Romanzo criminale" e ai lavori svolti con Carlo Verdone, l'attore romano ha svoltato in modo definitivo.
Nell'ultima giornata del Busto Arsizio film festival vi era in calendario a metà pomeriggio di sabato 5 aprile un incontro con il pubblico alla Spazio festival proprio con Marco Giallini. L'evento molto atteso ha radunato un buon numero di curiosi, che si sono assiepati già una mezz'ora prima del suo arrivo congestionando lo spazio predisposto dall'organizzazione. La gente ha imparato ad amarlo a riconoscerlo e la stessa gente presente non poteva saperlo che di lì a poco l'avrebbe amato anche come persona. Sì perché, già dal suo arrivo, il "Giallo" pare subito rilassato e molto ben disposto all'abbraccio dei fans. Uscendo dalla macchina, non fa il divo e colpisce subito il look "scazzato" e ben poco attinente al rigido protocollo di un festival di cinema. Jeans sdruciti, maglietta "da cciòvane", felpa aperta sul davanti... Una sorta di motociclista simpatico e non per niente il Giallo ha subito dimostrato la sua nota passione per le due ruote facendosi immortalare dai fotografi su una prestante moto arancione messa lì per l'occasione. Per niente di fretta e sospinto dai membri dell'organizzazione a guadagnare la postazione per l'incontro ufficiale, il Giallo di incontro ne ha voluto fare uno suo accettando l'affetto della gente fuori con autografi, foto, sorrisi e battute in romano secco.
Un anti-divo, un uomo che, evidentemente giunto al successo e conscio di essersi abituato alle grandi platee, non ha dimenticato le radici e si fa portatore di una freschezza, di una genuinità autentica, non costruita, reale. Quanti attori e personaggi del mondo dell'arte costruiscono a tavolino un'immagine da "bravo ragazzo ancora del popolo"? Tanti. Ma quanti effettivamente hanno ancora si sentono DAVVERO parte di quel popolo? A mio avviso non molti. Probabilmente dunque tale attitudine li consegna alle persone, il cui consenso è merce preziosa e colonia da acquisire, come falsamente vicine a loro nello spirito. Il Giallo non da l'idea di far parte di quest'ultima categoria.
Carisma, volto con una storia scolpita all'interno, capacità di calamitare l'attenzione del pubblico con un solo
piccolo gesto. Questo è essere attori! E per giunta il Giallo da l'idea di fare tutto ciò in modo naturale.
E allora nelle sue parole passato e presente si abbracciano in modo mirabile.


Non dimentico certo i tempi in cui facevo l'operaio; momenti che mi hanno insegnato cos'è la vita vera, quella di chi veramente si guadagna con il sudore della fronte da vivere. Poi notai che con il cinema facevo più soldi (ride)... Ma quelle persone con cui lavoravo anche oggi mi riconoscono e io riconosco in loro una parte importante di quello che ero.

Sono qui per cosa? Ah già anche per presentare "Tutta colpa di Freud" (ride). Beh un gran bel film di Miniero di cui sono molto orgoglioso. Mi hanno invecchiato, mi hanno reso più intelligente di quello che sono (ride), ho recitato con bravissimi attori. Andate a vederlo, non è il solito spot paraculo (ride), ho creduto nel progetto, non lo avrei mai fatto altrimenti.

Direi che il trittico che mi ha reso più conosciuto fu "Romanzo criminale", "Io loro e Lara" e "Posti in piedi in paradiso", esperienze meravigliose. Con il ruolo del Teribbile ho cominciato davvero a vedere la differenza di popolarità, pensate che una volta anche a Barcellona mi hanno chiamato così. Perché "Romanzo criminale" ha goduto di quel grande successo? Ma perché se lo meritava, era fatta benissimo, Sollima curò nel dettaglio ogni particolare facendo insieme alla troupe un lavoro pazzesco di rifacimento esatto delle locations e dei sapori del tempo trattato. E poi di quei criminali lo spettatore poteva innamorarsi, magari loro facevano quello che lui avrebbe voluto fare per godersi di più la vita.

Carlo Verdone: beh gli devo molto, anzi moltissimo tanto che oggi lo considero una specie di fratello maggiore. Fu lui a mandare un suo collaboratore per convincermi a incontrarlo; aveva volto nel mio personaggio del Teribbile delle inflessioni, dei momenti, dei gesti che a suo dire potevano diventare comici. Sul momento pensai che Carlo si era bevuto il cervello (ride), che l'età stava avanzando anche per lui. Io comico? Ero conosciuto come attore drammatico, la mia faccia è drammatica (ride). Eppure mi stimolò la cosa e vennero fuori i due film con lui con addirittura la nomination come migliore attore protagonista ai David di Donatello. Grazie davvero a Carlo, mi hai reinventato.

Io sono un grande amante, lo sono stato e lo sono ancora, dei noir e dei drammatici europei e soprattutto francesi degli anni '60. E poi ho apprezzato moltissimo il poliziesco italiano di gente come Di Leo, Lenzi e di questi immensi, e ripeto immensi artigiani di cui dovremmo tutti andare orgogliosi. Anche perché è tipico di questo Paese: se Tarantino o qualche altro regista del genere li reinterpreta a suo modo, allora ci ricordiamo che esistono.

L'odore della notte: ho ricordo bellissimi di quel film; era la fine degli anni '90 e non avevo ancora fatto moltissimo al cinema. Furono anni intensi e indescrivibili e il teatro aveva coinciso con i veri inizi in questo mestiere. Conoscevo bene Valerio Mastandrea, una persona con cui mi trovai subito a mio agio, probabilmente abbiamo un modo simile di sentire la romanità e la vita in genere. Tramite lui fui coinvolto in questo progetto del regista Claudio Caligari, che saluto; c'era da fare la parte di quattro disgraziati residenti nelle borgate estreme della periferia romana che cercavano di sbarcare il lunario con le rapine ai ricchi. La banda dell'arancia meccanica mi pare fosse il nome del gruppo; c'era il grande Giorgio Tirabassi e poi un giovane ragazzo di Ostia, Emanuel Bevilacqua, uno con una faccia pazzesca e perfetta per quel ruolo. Saluto anche lui, ne ho un bel ricordo. Mitica la partecipazione di Little Tony; alcuni si ricordano ancora me che gli punto la pistola addosso e gli dico di cantare cuore matto con la frase finale: "A Little, che fa, me stoni?" (ride). Un film che andrebbe rivalutato, di un bravo regista e che purtroppo non ebbe molta fortuna. Un ricordo che fa troppo ridere è il cast del film a Cannes in mezzo al mondo del cinema che conta; non ci potevamo credere! Eravamo quattro pischelli agitati in mezzo a Melanie Griffith e altre mille celebrità. Mastandrea (ride di gusto) faceva tajà troppo (faceva ridere troppo); se ne andava a presentarsi ai big dando loro la mano con la Gazzatta dello sport che usciva fuori dalla tasca dei pantaloni.

L'ultimo capodanno. Quando seppi che potevo lavorare con un grande come Marco Risi, mi sentii al settimo
cielo. E pensate che roba: uno dei primi ruoli della mia carriera, dovevo fare il fidanzato di una come Monica Bellucci e per giunta un fidanzato che la tradiva. "Quanno me ricapita nella vita reale?!" pensai subito (ride). Fantastica la scena in cui la prima volta che mi presentarono Monica mi fecero entrare in una stanza e lei stava a seno nudo. Beh non dissi niente ma mi tenni la visione per l'immaginazione (ride di gusto).

Il teatro: i miei inizi. Di quei tempi ricordo l'affetto e le risate degli amici che mi prendevano per il culo per la nuova vita. Io stesso non capivo assolutamente che stavo facendo (ride di gusto), mi sentivo ridicolo a volte, eppure sentivo che stavo facendo cose giuste. A teatro stavano in prima fila, li ricordo con grande affetto dal primo all'ultimo; avevano lavorato 8 o 10 ore durante la giornate e si addormentavano sempre. Ma, regolarmente all'applauso si ridestavano e allora già di consenso con "Bravo, Giallì! Quello è amico mio!".

Se vi devo dire la verità, io non so come sono capitato a fare l'attore e perché sono seduto qui. Se vi aspettate oggi delle lezioni di cinema, avete sbagliato persona; io scuole particolari non ne ho fatte, però invito i ragazzi presenti che si vogliono professionalizzare nel cinema di non mollare, di crederci e di migliorarsi sempre di più con lo studio.