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martedì 24 giugno 2014

CLOWN TERAPIA: PRATICA SEMPRE PIU' DIFFUSA

“Sono impressionato. È nata come una cosa piccola, un gruppo di venti ragazzi che partecipavano a un corso di clown come mezzo per poi svolgere volontariato giovanile". Ora dell’Avs, Associazione Veronica Sacchi, sento parlare spesso, a Milano ma non solo, riceviamo apprezzamenti per il nostro lavoro e questo ci fa capire che siamo sulla giusta strada”.
Ettore Sacchi padre di Veronica, scomparsa a soli 18 anni in un incidente stradale, non è una persona abituata a concedersi gratificazioni. Se lo fa, è perché l’Avs è oggi una realtà che, oltre a essere presente in cinque ospedali tra Milano e Lecco, tre case di cura, diversi istituti
penitenziari, ha ‘sfornato’ dal 2001 a oggi ben 400 giovani clown tra i 16 e i 30 anni che si avvicendano tutt’ora nelle uscite nelle varie strutture. “Certo, molti nel tempo hanno preso altre direzioni, ma la maggior parte rimane legata all’associazione e si rende disponibile anche in occasione di eventi di solidarietà o raccolta fondi. La fotografia è quella di una grande famiglia a cui ci si sente molto legati”, continua Sacchi, vicepresidente di Avs (la presidente è la madre di Veronica, Claudia Capurro). “Famiglia in tutti i sensi”, scherza ma non troppo, “basti pensare che i fidanzamenti che sono nati hanno portato oggi ben 15 bambini figli di volontari”.
“Sono impressionato. È nata come una cosa piccola, un gruppo di venti ragazzi che partecipavano a un corso di clown come mezzo per poi svolgere volontariato giovanile. Ora dell’Avs,
L’amicizia alla base di un corso di quattro settimane, gratuito, nel quale diversi esperti si avvicendano per insegnare tecniche di clownerie ma non solo: teatro, realizzazione di oggetti con materiale di riciclo, ma anche approccio alla sofferenza e all’ambiente ospedaliero e cura del sé. Il ventesimo corso è in partenza, le ultime due giornate di orientamento sono sabato 28 e domenica 29 giugno ( informazioni qui). “L’Avs ha cambiato il mio modo di vedere la vita, in un pezzo cruciale come quello dell’adolescenza”, ricorda Alice Leonardi, che oggi ha 30 anni ma nel 2001, quando ha partecipato al primo corso dell’associazione, era all’ultimo anno di liceo e alla ricerca di “qualcosa di diverso, fuori dagli schemi”, continua Leonardi. “La rivelazione è stata che è nell’ordinario che sconvolgi le cose: il naso rosso ti insegna a non prenderti troppo sul serio, nello stesso tempo porti piacere ad altri, per esempio i bambini e i loro genitori, ma naturalmente è uno scambio, perché serve anche a te”. Negli anni la volontaria, che nel frattempo ha realizzato lavori legati alla scenografia e all’arte con materiali di recupero, ha partecipato a varie missioni estere dell’Avs, in tandem con altre associazioni: “sono stata in Albania, Romania, Ucraina, India, Burkina Faso, Congo: ognuna un’esperienza piena di emozioni in cui vedi le difficoltà e impari a capire l’altro dandogli sollievo, per quanto possibile”. Joao Berenbruch, 21 anni, è invece uno degli ultimi clown del buonumore usciti dal vivaio dell’associazione: “Il corso mi ha permesso di capire cosa significa stare davvero in un gruppo, e l’importanza di essere sé stessi in ogni situazione”, afferma. “Ogni uscita, ogni animazione è un modo per imparare sempre di più. In ospedale come altrove, ci sono momenti in cui si ride, altri in cui si ascolta,la cosa fondamentale è l’avere cura della persona che hai di fronte, bambino o adulto che sia”.
L‘attività dell’Associazione Veronica Sacchi non si ferma ai corsi e alle uscite programmate, che comunque sono il cuore dell’impegno sociale associativo. I clown si recano ovunque viene chiesto loro di animare situazioni specifiche, fare raccolte fondi (anche per sé, dato che oggi l’Avs riesce a impiegare tre persone fisse e due collaboratori), oppure prendono l’iniziativa e scendono in strada: l’esempio più significativo è, tra l’altro, quello che accade mercoledì 25 giugno 2014, dalle 19.30 nei pressi di Piazza Duomo a Milano: c’è l’appuntamento annuale del Clown chi, ovvero frotte di nasi rossi che ci esibiscono in buffe manovre lontanamente ispirate alla disciplina del Tai chi. Per chi è in zona, il divertimento è assicurato.

Fonte: www.vita.it