Mi avete letto in ...

domenica 20 luglio 2014

DANIELE MEO: INTERVISTA

Curiosa e accattivante la carriera di Daniele Meo; abruzzese e dotato un timbro vocale raffinato e al contempo incisivo, ci tiene ad ascriversi al pop cantautorale eppure ha prestato i suoi servizi a svariati progetti italo dance. Non è l’unico ad aver vestito la propria arte di vesti differenti; si ricordano a tal proposito anche Beppe Giampà, Daniele De Bellis o Pol Rossignani. Meo però ha una caratteristica non da poco: personalizzare la produzione marchiandola a fuoco e lasciandola ricordare al pubblico contro la schiavitù del tempo. C’è qualcosa in quella voce che lascia il segno, cattura, seduce e fa un buon affare quel produttore che decide di avvalersene. Daniele continua con passione e sentimento soprattutto il suo percorso legato alla musica leggera, scrivendo musica e testi,
pennellando liriche in bilico fra amore e rapporto con il mondo. Non un artista impegnato in senso assoluto: il
groviglio delle sensazioni, l’universo del cuore pare farla da padrone; ma si nota un certo interesse, uno sguardo a quello che riguarda tutti noi, riflessioni ad ampio raggio che completano il suo esperire musicale.
Ecco cosa ci ha raccontato: passato, presente, futuro scanditi con la voglia di raccontarsi ed entusiasmo per le sette note.

La tua caratura artistica è interessante: sei un cantante pop prestato in tante occasioni a bravi dance e italo dance. A cosa si deve questa versatilità?
La mia attività nasce da una passione che ho da sempre; a 16 anni ho scritto la prima canzone per poi diplomarmi in composizione di musica leggera. Una cosa a cui tengo molto è emozionare chi ascolta e credo di riuscirci abbastanza bene. Sono così entrato nel mondo della musica e per i veri inizi devo ringraziare Paolo Mantero, il primo a credere nella mia creatività a livello discografico. Lui oggi credo abbia cambiato fronte musicale, non lo sento da tantissimo tempo, forse ora fa videoclip. Ma ai tempi fu un personaggio importante;  i brani con lui erano due: “Fly way”, con cui uscii con lo pseudonimo D-project, e “Sarai sempre con me”. Erano i tempi della sua Armonica records.
La canzone con cui il tuo nome è circolato davvero molto fu “Adesso balla”, ancora oggi ascoltata e scaricata. Mi racconti la genesi di quel pezzo e che sentimenti hai oggi nei suoi confronti?
Ha una storia bella e complicata; era il 2006 quando la scrissi. All’inizio nacque per Armonica records ed ebbe un arrangiamento da ballo; così fu inserita in una compilation del 2007 e quella versione è stata la prima ma non l’unica. Negli anni ho prodotto una versione pop-rock e lo scorso anno la nuova versione è risultata la hit più importante in Albania e nei Balcani. Ho collaborato con dei ragazzi albanesi per una versione 2013 che mi soddisfa ancora molto; il 2 agosto dello scorso anno sono stato in una grande manifestazione, il “Summer fest”, ospite da loro, c’era molta gente. Invito i tuoi lettori di vedere il video e ti regalo una notizia in esclusiva: sono stato contattato da una delle più importanti etichette discografiche spagnole e credo che nel prossimo futuro ci saranno delle bellissime novità in proposito. La gente si interessa molto di questo pezzo, è un aspetto che mi stupisce molto ma mi gratifica anche. Stiamo lavorando anche per esportarlo in altre lingue, ha davvero grani potenzialità ad anni di distanza.
Tra tutte le varie collaborazioni con djs in passato di quali oggi vai più fiero e di quali hai migliori ricordi da un punto di vista umano?
Mi sono trovato bene con tutti, non mi sento di fare un nome in particolare e metterlo davanti agli altri. Ho un carattere docile e cerco di scegliere la proposta in modo accurato prima di accettare in modo da evitare antipatici fraintendimenti. Il rapporto umano di certo è importante, credo si capisca abbastanza in fretta se c’è feeling con qualcuno. Ho registrato per Samuel Kimkò con pezzi usciti su varie compilation; per Dj Cry-Emozioni libere con cui si è creata una bellissima amicizia; poi Calvaruso, Dj Torny e non dimentichiamo Federico Seven, con cui nel 2013 siamo usciti con “Fly with me”, canzone di cui è stato girato anche un video. Ha avuto un buon riscontro e ovviamente anche con lui mi sono trovato bene.
Il 2014 ti ha visto collaborare prima con Dj Erian per “Io e te fra le nuvole” e con due artisti albanesi, Dritjon Selmani & Aster Freys, per “Love salvation”. Ancora due brani di musica dance elettronica; come sono nati i progetti?
Questi due artisti albanesi mi contattarono a inizio anno, avevano intenzione di fare un progetto insieme; “Love salvation” è la versione inglese di un mio pezzo in italiano di nome “Clone” che uscirà più avanti. Selmani ha uno studio di produzione a Tirana, ha curato l’arrangiamento; la canzone sta avendo dei buoni riscontri nelle radio laggiù. La mia musica tende ad avere più successo in altre nazioni piuttosto che in Italia, questo non mi disturba anche se in futuro non sarebbe male essere più conosciuto anche nel mio Paese. Erian invece mi mandò un demo sempre dall’Abania, lui vive in Canada comunque; mi ha conosciuto in radio. Ho analizzato i suoi lavori, mi mandò una bozza in mezzo inglese e mezzo italiano improvvisati; ho scritto il testo. I miei lavori più dance non li propongo più alle case discografiche: quando sono cantati in italiano, non li vogliono. A me piace scrivere in italiano, non vedo perché ci debbano essere problemi di questo genere; per fortuna all’estero è diverso, amano moltissimo la nostra lingua. Ad esempio in Albania e Grecia “Adesso balla” ha fatto successo proprio perché è cantata nel nostro idioma.
Immagino che il tuo versante più autentico sia quello pop cantautorale. Ho seguito con attenzione le liriche e mi pare che, oltre al tema dell’amore che prevale, vi sia da parte tua una certa ricerca sull’uomo e sul suo ruolo a livello di sentimenti verso il mondo e le altre persone. “Cavie della nostra  specie”, “storie in cerca di rivoluzione, “un uomo solo in mezzo al mare”, “un sipario un orologio al contrario” e altri versi me lo fanno pensare. Sei d’accordo?
Mi piace ricercare giochi di parole, piccole provocazioni che tanto piccole poi non sono in quanto parlano di valori della vita e interiorità. La canzone d’amore è quella più facile da scrivere e l’amore è un tema che mi è caro, come giustamente hai fatto notare nella domanda. Ma amo aggiungere a ciò qualcosa di più profondo, il che è difficile e richiede sforzo ma soddisfa molto. Temi di attualità più seri non mancano nella mie canzoni, sono un ragazzo semplice ma che è abituato a guardarsi intorno e ragionare. Parlavo con il mio manager al telefono e mi diceva di provare a fare qualcosa che riguardi la direzione che sta prendendo il nostro mondo. Ci proverò perché è interessante; ho tante canzoni pop in cantiere che aspettano di uscire.
Nel pezzo “Evoluzione”, pregevole esempio di pop elettronico, mi hanno colpito le parole “Siamo tutti uguali, non c’è alcuna distinzione fra sesso e religione, non esiste immigrazione”. E’ una presa di posizione precisa contro certe ideologie?
Credo di sì. Spesso si vive di pregiudizi in Italia, forse in tutto il mondo occidentale e non solo. In realtà il viaggio in Albania per me è stato illuminante, mi sono tuffato in un altro contesto stupendomi di come mi hanno accolto. Mi sono trovato benissimo, loro non hanno i filtri che abbiamo noi: non ero un italiano, ero Daniele, un musicista, un uomo normalissimo ed è stata una sensazione che veramente consiglio a tutti. Prima di parlare e soprattutto giudicare, viaggiate e cercate di conoscere! Le parole che hai citato le ho scritte con grande convinzione: non c’è alcuna differenza fra un uomo e un altro.
La tua canzone pop che preferisco è “Senti come nevica”. Sbaglio o il tema della neve ti è caro? Mi è parso di sentirtene parlare in ben tre occasioni.
E’ un caso. Posso però dirti che il colore bianco è spesso associato alla purezza e la neve mi da sensazione di pulizia, aria pulita; in questo senso ci sta bene parlarne e inserirla in un contesto di canzone, ma non era una cosa così ricercata e voluta.
Un altro tema a cui fai allusione due volte è che in fondo parte di ciascuno di noi è il risultato di quello che si è fatto in precedenza (“figli di errori passati si sa”). Come hai impostato nella tua vita i cambiamenti verso la felicità, come hai rimesso insieme i tuoi “Pezzi rotti”?
Non si finisce mai di rimetterli insieme, la vita ti mette al muro di continuo, nulla dura per sempre e… I “Pezzi rotti”, citando una mia canzone, son sempre lì a guardarti. In quella canzone in particolare ho descritto secondo me come va il mondo; ci sono moltissime cose in Italia che non funzionano, è un pezzo che non morirà mai. La natura dell’uomo costringere le situazioni ad andare sempre in un certo modo! Se non accade qualche rivoluzione, a livello mentale e culturale non violenta, non ci sarà “Evoluzione”, usando il titolo di un altro mio lavoro. Come tutti dentro me cerco di affrontare i periodi tristi e di vedere il lato buono delle cose. Mi viene naturale e ogni giorno affronto quello che mi capita con pazienza e credendo nelle mie possibilità.
Perché a tuo avviso la italodance, dopo l’esplosione negli anni d’oro e un certo ritorno commerciale nella prima metà degli anni 2000, poi è calata a livello commerciale? Oggi la producono alcuni coraggiosi integralisti, mentre l’asse mainstream si è spostato su EDM, progressive house, latin o romanian dance.
Ha perso lo smalto perché gliel’hanno voluto far perdere. Le radio e gli operatori dei media hanno deciso di cambiare rotta e si è arrivati al punto che oggi in pochi la producono e non ottengono più lo spazio dei loro colleghi di una volta. Io non sono un artista italo dance, al tempo partecipai a determinati brani quando quel filone era abbastanza seguito. Credo che quei produttori di cui parli, per quanto coraggiosi, debbano orientarsi ad altro; se poi vogliono far musica solo per se stessi, continuino in quella direzione. Ma, se vogliono stare al passo con il mercato, non possono fossilizzarsi. E’ come se negli anni ’50 del rock’n’roll i musicisti avessero continuato con quel genere quando lo stesso non aveva più niente da dire. Per me l’avvento dei generi nuovi non è affatto un male, lo vedo come un processo naturale; ho un buon rapporto con loro, mi piace la romanian dance. Anzi ti dirò che la preferisco a certa italo dance che girava anni fa; “Adesso balla” ha superato il milione di visualizzazioni su youtube quando è stata remixata romanian, qualcosa vorrà dire.
Siccome sembra diventato ormai un preconcetto parlare male del nostro Paese, mi dici quali sono le cose per cui vale ancora vivere in Italia e sperare?
Cibo e paesaggi sono le cose scontate; stare qui in realtà è bello perché siamo italiani, dobbiamo esserne fieri. I dialetti ad esempio sono meravigliosi, è bello arrivare in un punto e sentire le varie cadenze. Speriamo che si aggiusti un po’ la situazione politico-economica perché la gente ride di noi; la tua domanda sarebbe da chiedere a tutto il popolo italiano. Abbiamo tantissime culture diverse a livello locale, da me in Abruzzo vi sono tradizioni fantastiche e uniche che non devono morire mai. Cerchiamo di usare queste diversità come arricchimento reciproco e come motivo di disunione.