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mercoledì 11 settembre 2013

CLAUDIO CALIGARI: INTERVISTA A UN REGISTA CULT

Quest'intervista non ha alcuna pretesa di cronaca poiché è stata da me effettuata nel dicembre 2005.

Esponente italiano di certo cinema piuttosto diretto ed esplicito, il regista Claudio Caligari ha sempre esercitato sul sottoscritto notevole fascino, profonda ammirazione ed amore viscerale per le sue opere. Egli parte artisticamente nella seconda metà degli anni ’70 con una serie di documentari
riguardanti temi alquanto forti e delicati, che chiariscono la sua inclinazione verso le sottoculture ed le questioni scottanti della società. Caligari firma poi la regia nel 1983 di "Amore tossico", i cui protagonisti sono un gruppo di tossicodipendenti (presi dalla strada e realmente coinvolti in questa dipendenza) attanagliati dai problemi quotidiani della sostanza e da tutto ciò che attorno ad essa ruota. Negli anni seguenti lo vediamo autore di svariate sceneggiature. Per gustare il suo secondo (se si escludono i documentari) film occorre attendere quindici anni; però, mai attesa fu tanto ripagata, in quanto "L’odore della notte" (1998), il cui attore principale è Valerio Mastandrea, ci restituisce uno spaccato lucido ed impietoso di una banda di rapinatori di borgata scagliantisi contro i poteri forti. Ho avuto il piacere e l’onore di scambiare due chiacchere con Claudio, il quale è stato davvero gentile ed esaustivo nel rispondere alle mie curiosità; il risultato di tutto questo è l’intervista che segue.

QUAL E' IL PERCORSO UMANO E FORMATIVO CHE TI HA FATTO APPASSIONARE AL CINEMA? QUANDO E PERCHE' HAI DECISO DI INTRAPRENDERE LA PROFESSIONE DI REGISTA?
La passione per il cinema nasce dall'appartenenza alle classi subalterne in un periodo in cui il cinema era ancora lo spettacolo popolare per eccellenza. Da bambino mi capitava di andare a vedere insieme a mio padre film come "Prima linea", "L'uomo senza paura" o "Roma città aperta" in televisione. Poi a 20 anni sono stato rapito dalla Nouvelle vague e dal clima politico di subbuglio che sentivo aleggiare. Leggevo riviste come "Filmcritica", "Cinema & film", "Ombre rosse". Il cinema di quel periodo era un cinema contro ed allora mi sono detto "ma perché non posso farlo anch'io?". Così, e siamo a metà degli anni ‘70, anni in cui tutto sembrava si potesse mettere in discussione, ho preso mezzi leggeri ed ho iniziato a girare cose davvero underground, ma pieno di animo ed entusiasmo.

QUALI SONO STATI I REGISTI CHE TI HANNO FORNITO L'ISPIRAZIONE NECESSARIA ALLA REALIZZAZIONE DEI TUOI LAVORI?
Nasco come godardiano. L'egemonia della Nouvelle vague aprì davvero gli orizzonti con la rottura operata nel modo di fare cinema. Allora nel realizzare film si godeva di una libertà impensabile al giorno d'oggi. Basta rivedere film come "Bande à part" o "Le Départ" per rendersene conto. Erano tempi leggendari. Nel volgere di pochi anni uscirono poi film entrati nella storia del cinema come, e cito a caso, "Au hasard Balthazar", "Le Samouraï", "Il Mucchio selvaggio", "Deep End", "Arancia meccanica", "Ultimo tango a Parigi", "La grande abbuffata". Grande importanza ebbe anche la Hollywood renaissance, quella che va da "Easy Rider" a "Raging Bull", e per me in particolare i film di Scorsese, per esempio "Taxi driver", film semplicemente perfetto come rappresentazione di un uomo alienato dal resto della società ed in grado, con la sua follia, di descrivere le caratteristiche e la patologia della società stessa. Negli ultimi quindici anni Tarantino ha aperto nuove strade; uno dei suoi meriti è stato quello di mettere in scena una violenza che diventa "comica" senza perdere di drammaticità. Ha riempito un vuoto.

NEGLI ANNI IL TUO INTERESSE E' STATO SOLLETICATO DAI DOCUMENTARI, PARLO DI "DROGA CHE FARE", "ALICE E GLI ALTRI", "LA FOLLIA DELLA RIVOLUZIONE", "LA LOTTA NEL BELICE" o "LA PARTE BASSA". LAVORI CHE MIO MALGRADO NON HO AVUTO MODO DI VEDERE, MA CHE CREDO GIA' RIFLETTESSERO IL TUO ATTACCAMENTO AL REALE. CON QUALE SPIRITO LI CONCEPISTI? 
"Alice e gli altri" è una sceneggiatura sul declinare del movimento del ’77, la prima sceneggiatura che ho scritto. Riguardo ai documentari, consideravo la loro reperibilità compromessa dallo scorrere del tempo, ma con mia sorpresa ho appreso da internet che il nel maggio di quest'anno l’Obraz, il cineclub di Milano, ha proiettato al circolo del Ponte della Ghisolfa insieme a opere di Dulac, Genet, Clementi, Ivens, Godard, "La follia della rivoluzione". Anche quelli del Filmstudio 70 di Roma potrebbero avere delle copie dell'epoca. Comunque, due cose caratterizzavano quei documentari: 1) i mezzi leggeri; 2) il sommovimento ideale compreso fra, diciamo, il 1968 ed il 1978. Mi piaceva entrare a contatto con aspetti estremi della vita e riprenderne le dinamiche e la forma documentaristica era l'ideale per mantenerne viva la veridicità e la portata. Ad esempio ne "La parte bassa", divisi il tutto in tre movimenti: nel primo mostravo cosa avveniva nelle strade di Milano in quel periodo; nel secondo intervistavo gli esponenti di un circolo del proletariato giovanile (il corrispettivo di un moderno centro sociale) all’indomani del fallito assalto alla Scala; nel terzo rielaboravo la loro esperienza secondo i moduli di una fiction fantastica. Un po' per necessità, un po' per gusto personale, stavo al di fuori dei circuiti dell'industria cinematografica, ma quando avvertii che il fermento della contestazione scemava e che non c’era più un circuito alternativo, mi dissi che dovevo entrare nel mercato se volevo dare una svolta concreta al mio lavoro.

NEL 1983 ESCE IL TUO PRIMO LUNGOMETRAGGIO "AMORE TOSSICO", RUVIDO SPACCATO DI VITA QUOTIDIANA DI UN GRUPPO DI TOSSICODIPENDENTI. A PARTE I NUMEROSI MERITI CHE RICONOSCO AL FILM, L'ELEMENTO CHE PIU'MI FA RIFLETTERE E' LA VOLONTA'DI METTERE IN LUCE LA MULTIFORMITA' DEL MICROCOSMO-DROGA, QUANDO LE ISTITUZIONI TENDONO SEMPRE AD UNIFORMARLO A CATEGORIA OMOGENEA. CHE NE PENSI?
Negli anni in cui giravo i documentari venni più volte in contatto con gruppi di tossicodipendenti. La droga pesante, l'eroina, dilagava, soprattutto nei grandi centri. Quando incontrai Guido Blumir (sociologo che mi aiutò nella stesura della sceneggiatura del film), che aveva appena scritto un best seller intitolato "Eroina", gli proposi di fare un film partendo da una domanda semplice: perché mai tanta gente si faceva? La risposta la trovavo in un fatto altrettanto semplice: perché è piacevole! Cercammo anche, proprio in questa prospettiva, di mostrare i lati "comici" o grotteschi del consumo della sostanza, pur nella drammaticità delle situazioni. Il film lo ambientammo nelle borgate romane per due motivi. Uno strettamente cinematografico. Quegli ambienti, quei posti, e i personaggi che li popolavano, erano già entrati nella storia del cinema con i primi film di Pasolini. Ora noi li filmavamo nuovamente, ma dopo che erano stati investiti dalla droga pesante. Il secondo motivo risiedeva nel fatto che nelle borgate romane, come in ogni altra periferia l’eroina, al di là del consumo della sostanza, entrava subito nel circuito economico con gli effetti devastanti che cercammo di mostrare.

COSA MI PUOI DIRE DELLE SCENEGGIATURE DA TE SCRITTE CHE NON SI SONO POI CONCRETIZZATE IN FILM, COME "LA BALLATA DEGLI ANGELI ASSASSINI" o "DIO NON C'E' ALLA SANITA'"? 
"La ballata degli angeli assassini" avrebbe dovuto avere alla regia un famoso cineasta italiano, il quale mi chiamò all'indomani dell'uscita di "Amore tossico". "Dio non c'è alla Sanità" invece era la storia di un prete anti camorra che dopo mille peripezie i committenti televisivi dell'epoca preferirono non fare. Ricordo anche "Suicide special", che riprendeva uno scontro di bande, in una Roma notturna popolata di balordi, prostitute, marchettari, travestiti, secondo una cifra che adesso si potrebbe definire pre-tarantiniana e che allora, era poco prima di "Amore tossico", nessuno capì. Mi dicevano che per girarlo ci sarebbero voluti Kubrick o Scorsese, ma non era così per via della fortissima dimensione ironica e comica.

NEL 1998 VIENE REALIZZATO "L'ODORE DELLA NOTTE"; RITENGO LA PRESTAZIONE DI VALERIO MANSTANDREA LA SUA MIGLIORE IN CARRIERA. SEI D'ACCORDO? E COME FU LAVORARE CON LUI?
In effetti molti sono rimasti colpiti dalla sua recitazione; sai, all’epoca lui era una scelta azzardata, perchè si sarebbe trattato della sua prima performance drammatica. La sua fisionomia, quel viso scavato e quell'aria "proletaria" giocò a suo favore. Ho sempre apprezzato il suo istinto e la sua onestà intellettuale, doti che gli consentirono di capire subito il personaggio e di metterci davvero l'anima per portarlo in scena. Con Valerio, ricordo anche Giorgio Tirabassi, autore di una prova davvero riuscita, Marco Giallini ed Emanuel Bevilacqua. Quest'ultimo fu preso alla fine, quando eravamo con l'acqua alla gola e disperavamo ormai di trovare un attore che avesse le caratteristiche fisiche estreme del personaggio. Figlio delle scelte di "Amore tossico", decisi di cercare nella strada, e alla fine ci imbattemmo fortunosamente in Emanuel.

NEI TUOI FILM NOTO UNA PARTICOLARE CURA PER I PERSONAGGI SECONDARI E PER LE COMPARSE, COME I VARI TOSSICI DI CONTORNO NEL TUO PRIMO FILM O PERSONAGGI COME MEZZALIRA O ATTILIO NE "L'ODORE DELLA NOTTE". CHE NE PENSI?
Un film passa per vari stadi di elaborazione: il soggetto, la sceneggiatura, la scelta degli ambienti, degli interpreti... Melville diceva che se sbagli un passaggio sbagli il film. Quindi un film, per esprimere al meglio tutte le sfaccettature che tu vuoi far passare, ha bisogno della gente giusta al posto giusto anche nei ruoli minori. Non puoi mettere chiunque in quel dato ruolo, devi trovare il viso e i gesti adeguati. Le figurazioni, le comparse, ad esempio, ed il nostro vecchio cinema ne è l'esempio più illustre, vanno cercate anche in strada se occorre, e non solo tramite le agenzie.

QUELL'ATTENZIONE, QUELLA SPINTA URGENTE CHE LA TUA CREATIVITA' HA SEMPRE DENOTATO VERSO LE VICENDE BRUTALI E MALEDETTE, TUTTO CIO'ATTIENE A TUE POSIZIONI CONCETTUALI VERSO LA REALTA'O SI TRATTA SOLO DI GUSTO ARTISTICO?
Se Scorsese fa "Taxi driver" con uno psicopatico che esce di testa, lo fa per spiegare delle cose riguardo all'America e ci riesce anche molto bene. I personaggi radicali ed estremi sono in grado di portare alla luce le coordinate di una società.

COSA MI PUOI DIRE DEL TUO FILM "ANNI RAPACI", DEL QUALE SI RIESCE A SAPERE DAVVERO POCO?
Si sa poco perché non è mai entrato in lavorazione e ora si trova in una specie di limbo. Si tratta di una storia di malavita organizzata, nello specifico di un distaccamento 'ndranghetista a Milano. Trae spunto dalle confessioni di un pentito apparse in un libro curato da due giornalisti de "La Repubblica". E’ un film anche ironico da un certo punto di vista, il crimine è visto dalla parte dei criminali. In definitiva "Anni rapaci" può essere inteso come metafora della durezza capitalista, dell’accumulazione primitiva. Piaceva, è stato anche finanziato, ma essendo stato sottostimato economicamente non è mai riuscito a partire.

C'E'QUALCHE REGISTA O FILM CHE NEGLI ULTIMI ANNI HA CATTURATO LA TUA ATTENZIONE?
A parte Tarantino di cui abbiamo parlato prima, mi piacciono i fratelli Cohen e soprattutto Paul Thomas Anderson, di cui ho apprezzato "Boogie nights" e "Magnolia".

PROGETTI PER IL FUTURO?
Sto lavorando alla storia di un gruppo di persone che, senza entrare nella malavita tradizionale, ed anzi contrapponendosi ad essa, finisce nell’illegale per via di quell'antagonismo esistenziale e di quell’impazienza tipici degli anni '70, quell'illusione che fosse a portata di mano un modo di vivere diverso ed un'altra società. Un po’ figli del Jim Morrison che cantava: “Vogliamo il mondo e lo vogliamo adesso”.

NEGLI EXTRA DE "L'ODORE DELLA NOTTE" SOSTIENI CHE, MENTRE GLI ARTISTI PREFERISCONO "VENDERE" LE PROPRIE OPERE COME AVANTI COI TEMPI, TU TI CONSIDERI UN REGISTA RETRO'. CHE TIPO DI RUOLO E PUBBLICO PENSI POSSA AVERE IL TUO TIPO DI CINEMA AL GIORNO D'OGGI?
Io ho sempre scritto film commerciali, ho proposto solo opere commerciabili, ma questo a volte non basta per superare l’ordine del discorso in atto.


FILMOGRAFIA di CLAUDIO CALIGARI:
Regie (con sceneggiatura):

Droga che fare_ 1976 (documentario)
Alice e gli altri_ 1977 (documentario)
La lotta nel Belice_ 1977 (documentario)
La parte bassa_ 1978 (documentario)
La follia della rivoluzione_ 1978 (documentario)
Amore tossico_ 1983
L’odore della notte_ 1998

Sceneggiature:

Suicide special_ 1980
Effetto Elisa_ 1984
La grande illusione del numero due_ 1987
La ballata degli angeli assassini_1988
Ladro d’amore_ 1989
Sottoroma_ 1990
Dio non c’è alla sanità_ 1991